The Museum

 

The Logo

The Museo delle Culture logo, created by Marcello Coray in 1989, is derived from the stylization of a decorative element shown on the chests of four masked men figures, who are carved in a horizontal procession on a frieze on display at the museum. The chromatic juxtaposition between the black line and the red one refers to a strong dualism typical of the local ideological system.  According to this system, there is a basic dualism between the fixed part of reality, which was usually expressed by rain and the idea of peace, and the dynamic redpart, which was expressed by the wind and the idea of danger.  

Il fregio all'origine del logotipo

The kap-kap, (Melanesian lingua franca), is the original decorative element from which the stylised version painted on the sculptures’ chests is derived.

The kap-kapis made from a shell disk which has been cut and polished and on which a thin disk of tortoiseshell has been applied.  The tortoiseshell disk is decorated with geometrical motifs, which radiate out around a central nucleus so that the work is divided into four sections.

The kap-kap almost certainly originated in New Ireland from whence it progressively spread out to the Central and Northern regions of the Melanesian islands.

This object was a sign of distinction and the exclusive prerogative of men who had achieved a position of great social prestige.

The carved frieze comes from Central New Ireland, probably from Tabar Island.  Its common name is walik and it is made of Indian devil’s tree (scient. Alstonia scholaris). The surface has been painted in red, white and black with natural pigments, which have changed colour due to oxidation and are now also blue and yellow. 

The waliksculptures were created for malanggan ceremonies and were displayed on the walls of temporary huts built with a cane frame and covered with panels of woven leaves. The malanggan ceremony was a public feast in honour of the dead and was organised by the clan of the recently deceased clan member.  It also commemorated all the dead ancestors of the group, and was therefore attended by the whole community. The feast was held annually between May and June, when the crops were ready and the harvest brought abundance to the village. The feast started in the morning with the sacrifice of pigs, and continued with dances that mythically represented the tribe’s ancestors.  

The importance and dignity of the ancestors represented by the sculpted figures is underlined by the fact that they wear a kap-kapornament. The large central aperture in the freize probably served as a “screen”, through which the onlookers could see the eyes of the men who followed each other behind the wall during the ceremony. These men acclaimed their ancestors’ virtues, animating, in an almost “television-like” manner, the surreal force of the figures carved in the frieze which thus became a kind of “living malanggan”. In this case, the four carved figures represent the deceased who are celebrated by name during the funeral ceremony by the men and the young initiates that organised the feast.

 

Chiavi di lettura

Il kap-kap è quasi certamente originario della Nuova Irlanda, da dove si è progressivamente diffuso nelle regioni centro-settentrionali dell'arco insulare melanesiano.
Il disegno raffigurato avrebbe una connessione ideologica col mataling, l’«occhio del fuoco», elemento di grande importanza nell’iconografia della scultura malanggan, che è in relazione con la forza vitale. Secondo altre interpretazioni potrebbe invece riferirsi all’idea del sole ed essere la versione ridotta della grande figura del «sole-malanggan». Il kap-kap è un oggetto di distinzione, simbolo di grande ricchezza e di prestigio, che era portato al collo dai capi o da coloro che potevano vantare una posizione di rilievo all’interno della società, in occasione di cerimonie o in battaglia.
Il fregio, nel quale sono scolpite le sculture con dipinto il kap-kap sul petto, proviene dalla Nuova Irlanda centrale, probabilmente dall'Isola di Tabar. Il suo nome comune è walik ed è realizzato da un'asse di legno nero dell'albero del diavolo (scient. Alstonia scholaris). La superficie dell'opera è poi stata colorata con pigmenti naturali rossi, bianchi e neri che, col tempo, a causa dell'ossidazione dei coloranti, hanno assunto diverse tonalità, virando in alcuni casi al blu e al giallo.
Le sculture walik erano realizzate in occasione di una cerimonia malanggan, per essere esposte sulla parete di una capanna effimera fatta di un'armatura di canne e ricoperta di pannelli di foglie intrecciate. La cerimonia malanggan era una festa collettiva in onore ai defunti, indetta dal clan cui il morto apparteneva, ma che rievocava tutti i morti del gruppo e alla quale partecipava tutta la comunità. Avveniva annualmente, tra maggio e luglio, quando le piantagioni erano mature e il raccolto riportava l'abbondanza nel villaggio. La festa iniziava al mattino con un sacrificio di maiali e continuava con danze di rappresentazioni mitiche degli antenati, protraendosi per vari giorni e notti.
Nel fregio walik, l'importanza e la dignità degli antenati rappresentati dalle figure scolpite è sottolineata appunto dal fatto che essi indossano un ornamento kap-kap. Il grande foro centrale del fregio serviva, con tutta probabilità, da schermo attraverso il quale gli astanti potevano osservare gli occhi degli uomini che si susseguivano dietro la parete durante la cerimonia. Costoro declamavano le virtù degli antenati, animando in modo quasi "tele-visivo" la forza surreale delle figure del fregio che veniva così a configurarsi come una sorta di vero e proprio "malanggan vivente".
In questo contesto, le quattro figure scolpite nel fregio rappresentano i defunti che, nel corso della cerimonia funebre, sono nominati e celebrati dagli uomini e dai giovani iniziati dei lignaggi che hanno organizzato la festa.

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